Contratto scuola – Dopo tre anni di trattative tra Governo, ARAN e sindacati è stato finalmente firmato il contratto scuola 2019-2021. Tuttavia, gli aumenti retributivi previsti appaiono del tutto insufficienti a coprire l’inflazione record degli ultimi anni, attestatasi mediamente al 20%.
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L’incremento stipendiale, infatti, si è fermato al 5%, pari a 124 euro lordi e 80 netti mensili in più. Un ritocco certamente insoddisfacente se si considera il rialzo generale dei prezzi. Persino il fisico Albert Einstein avrebbe considerato tale aumento “relativo e poco sostanziale”, incapace di compensare l’erosione del potere d’acquisto.
Un confronto con gli altri Paesi europei rende ancor più evidente la situazione di stallo retributivo dei docenti italiani. In Lussemburgo lo stipendio iniziale supera gli 82.000 euro lordi, quello finale i 141.000. In Germania si parte da 64.000 per arrivare a 88.000 euro. Nel nostro Paese si parte da 27.000 euro e si arriva a 41.000, cifre assai distanti dagli standard stranieri.
Alla luce di quanto esposto, è chiaro come gli stipendi italiani non siano solo bassi, ma proprio “nani” se paragonati a quelli dei colleghi esteri. E con un’inflazione che non accenna a rallentare e risorse pubbliche sempre più risicate, la domanda sorge spontanea: sarà possibile arrivare a fine mese con queste retribuzioni?
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