I disfattisti considerano la riforma delle pensioni conosciuta da tutti come quota 100 una sorta di bomba ad orologeria destinata a far defragrare i conti dello Stato. I favorevoli la considerano come una misura di giustizia sociale e umana che restituisce ai lavoratori quella serenità calpestata dal governo Monti e dalla ministra Fornero.
L’Europa non a caso si è messa di traverso e porterà probabilmente a rivedere da parte del governo le misure di punta delle due anime politiche che lo compongono gialloverde: Lega e Movimento Cinque Stelle.
Quota 100 e pensionamenti nella scuola
La quota 100 proposta dal governo ha questa formula: soglia minima pari a 62 anni d’età e 38 anni di contributi, oppure 63 e 37, 64 e 36 e così via. La scuola – se approvata tale riforma – ad esempio potrebbe mandare in pensione 100 mila insegnanti. Si tratterebbe di un esodo senza precedenti che vedrebbe un cambio generazionale non di poco conto.
Il governo a quanto pare si sta adoperando per non farsi cogliere impreparato. La soluzione è quella classica dei concorsi. Bandi regionali mirati che permetteranno a chi vince il concorso di avere la sua cattedra a tempo indeterminato. Intanto sono partiti i concorsi della scuola dell’Infanzia e della Primaria.
Si lavora anche per coprire un altro gap che è quello dei docenti di sostegno, in questo caso ne mancano circa 40 mila. Numeri importanti che evidenziano che negli anni si è detto tanto, ma si è fatto davvero poco.
Se tutto ciò non sarà bloccato dall’Unione Europea assiteremo al più granda ricambio generazionale mai visto nella scuola italiana e nel pubblico impiego in genarale.
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